Le lacune pensionistiche delle donne

Un terzo in meno

Le donne in Svizzera percepiscono una pensione inferiore di almeno un terzo rispetto agli uomini. Questo attuale grande divario pensionistico di genere dimostra la disparità delle opportunità di lavoro di ieri. Le donne infatti interrompono più spesso la loro attività lucrativa e lavorano maggiormente a tempo parziale, in entrambi i casi principalmente per motivi familiari, per potersi occupare dei lavori domestici e familiari. Il divario salariale tra donne e uomini contribuisce anche alle grandi differenze di genere nelle prestazioni pensionistiche. Il lavoro di molte donne sfocia pertanto oggi in pensioni indegnamente basse.

È vero che le donne possono contare sull’AVS: dopo il primo sciopero delle donne nel 1991, sono state introdotte nell’AVS misure decisive di pari opportunità. Esse riducono il divario salariale e pensionistico e fanno sì che le rendite AVS delle donne e degli uomini siano ormai più o meno uguali. Ma la rendita AVS ammonta a un massimo di 2390 franchi al mese. Diversamente da ciò che la Costituzione prescrive da quasi 50 anni, nessuno in Svizzera può coprire il proprio fabbisogno durante la vecchiaia con la sola AVS.

Rendita media (1° e 2° pilastro)

2° pilastro: solo un misero complemento per le donne

Per molte donne, e specialmente per la generazione di donne che andranno in pensione nei prossimi anni, la previdenza professionale è solo un misero complemento. Questo perché quasi un terzo delle donne non riceve ancora alcuna pensione dal secondo pilastro. Se viene pagata una rendita della cassa pensione, la pensione media CP delle donne è pari a solo circa la metà di quella degli uomini.

La metà delle donne che sono andate in pensione nel 2018 percepiscono una rendita CP inferiore a 1165 franchi al mese. Nei settori tipicamente femminili, le rendite CP tra i 500 e gli 800 franchi al mese sono frequenti, ciò che non è sufficiente per vivere.

Rendite in professioni tipicamente femminili

La discriminazione durante la pensione

È pertanto una triste realtà che quasi l’11% di tutte le donne deve richiedere prestazioni complementari al momento del pensionamento per sbarcare il lunario. Nel 2019, un totale di oltre 140 000 donne ha beneficiato delle prestazioni complementari – il doppio degli uomini. Le donne divorziate e le vedove ne sono particolarmente colpite.

Questo nonostante il fatto che si prendano cura di figli e parenti, esercitino un lavoro e soffrano di una sottoccupazione molto più alta degli uomini – e si assumano il notevole compito di occuparsi dei nipoti quando vanno in pensione. Secondo l’ultima pubblicazione dell’UFS sulla custodia dei bambini, nel 2018 un terzo di tutti i bambini sotto i 13 anni è stato accudito dai nonni – che si trovano pertanto in prima linea nelle soluzioni di custodia dei bambini, prestando 160 milioni di ore di lavoro non retribuite ogni anno.

Percentuale PC nuove/i beneficiari/ie (65-69 anni)

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